Alla fine della città, parole, immagini e musica

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VENERDI’ 29 NOVEMBRE – READING

ore 18 – Museo Andersen, via Pasquale Stanislao Mancini 20

ALLA FINE DELLA CITTÀ, PAROLE, IMMAGINI E MUSICA

L’educazione è come la pace, una forza senza violenza

Di e con Tamara Bartolini e Michele Baronio, ospite Alba Pugliese, responsabile

del Ccep Raffaele Carnevale – Unla, Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo

Un viaggio, tra parole, fotografie e canzoni, in quei luoghi residuali, periferici, marginali, in cui azioni straordinarie hanno raccontato la possibilità concreta di costruire una nuova idea di città, di società e di mondo. A partire dalle tracce della storia di don Sardelli all’Acquedotto Felice il margine si estende, e come in un unico luogo incontriamo diari di scuola, foto, testimonianze degli abitanti di Tor di Quinto dal dopoguerra agli anni 80.

Una pedagogia innovativa italiana formulata da Anna Lorenzetto nel dopoguerra e diffusa in tutto il mondo. L’archivio è conservato nella sede del primo centro a Tor di Quinto, istituito nel 1949 e divenuto dal 1983 Ccep Raffaele Carnevale (2019 70esimo anniversario). I Ccep, Centri di cultura per l’educazione permanente, sono strutture periferiche presenti in diverse località in Italia, concentrate soprattutto nel Mezzogiorno.

Durata: 1.30 ore circa

APPROFONDIMENTI

L’Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo (Unla) nacque il 2 dicembre 1947 come risposta civica e democratica alla fine della Seconda guerra mondiale: tra i fondatori, studiosi come Saverio Nitti, Salvatore Valitutti, Arangio Ruiz e Raffaele Carnevale e pedagogisti come Anna Lorenzetto. L’Unla istituì centri di cultura popolare, diventati novanta nel 1966: 87 nel Sud, due a Milano e uno a Roma. Quello di Roma risale al 1948, ospitato nei sotterranei della scuola elementare Ferrante Aporti, sulla collina del quartiere Tor di Quinto, oggi Collina Fleming. Allora si trattava di estrema periferia nord, una zona poverissima, coperta di baracche, popolata da sbandati e senzatetto. Qui si realizzarono corsi scolastici per analfabeti, semianalfabeti e di richiamo; corsi professionali per segretaria stenodattilografa, corrispondenti commerciali, addetti alle agenzie turistiche, telescriventisti, operatori di museo; corsi televisivi, come telescuola e “Non è mai troppo tardi”. Inoltre furono stipulati accordi con artigiani locali che permisero la formazione di molti giovani artigiani attraverso corsi a carattere professionale per assistenti edili, falegnami, meccanici, sarte e tipografi. E nel 1957 fu istituito il Centro di addestramento professionale, anche per apprendisti meccanici e carrozzieri della zona Nord di Roma. Quando, verso la fine degli Anni 50 e all’inizio degli Anni 60, il quartiere cominciò a cambiare fisionomia e divenne residenziale (Collina Fleming), gli originari abitanti si spostarono verso le nuove borgate: Tomba di Nerone, Giustiniana, Ottavia, La Storta, Labaro, Prima Porta… Molti corsi continuarono nelle sezioni istituite nelle nuove borgate, e poi anche a Monterotondo, Anguillara e Bracciano, nell’ospedale Forlanini e nel Santa Maria della Pietà.

Dal 1983 il Centro di cultura Tor di Quinto è stato intitolato a Raffaele Carnevale. Qui si conserva l’archivio storico dell’Unla, che va dal 1945 al 1990 circa e comprende documenti sull’attività istituzionale dell’Unla e i suoi rapporti con gli organismi internazionali e gli esperti dei progetti in atto nei vari Paesi del mondo; gli atti delle grandi conferenze internazionali dell’Unesco cui l’Unla ha partecipato dando un prezioso contributo; la molteplice attività della professoressa Anna Lorenzetto, anche come consulente di vari organismi internazionali e autrice dei rapporti sulle missioni effettuate per conto dell’Unesco; e ancora materiale filmico e audiovisivo, ritagli di stampa, opuscoli, manifesti, documentazione fotografica, pellicole su pizze, comprese quelle in lingua italiana e inglese dei due docufilm “Cristo non si è fermato a Eboli” e “Non basta solo l’alfabeto”, vincitori del Gran premio della specifica categoria alla Mostra internazionale di Venezia rispettivamente nel 1953 e nel 1959.