Il diario del Giro d’Italia: Damiano Caruso (quindicesima tappa)

di Marco Pastonesi

Domenica 24 maggio 2015

Cento anni fa i bersaglieri-ciclisti. Oggi i corridori-postini. Che per “Libri in Giro” e la Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza scrivono una pagina del diario della corsa

Damiano Caruso (Bmc)

Decimo all’arrivo, settimo in classifica. In una tappa di montagna con arrivo in salita. Eppure è stato, finora, l’unico giorno in cui pensavo di poter fare meglio.

Mi chiamo Damiano come Cunego e Caruso come Giampaolo, sono Damiano Caruso da Ragusa, ho ventisette anni e questo è il settimo da professionista. Dicono che sia un corridore completo. C’è una battuta, nel ciclismo: quando uno dice di essere completo, poi aggiunge, con autoironia, perché vado piano dappertutto. La verità è che vado bene in salita, ma non sono uno scalatore; mi difendo a cronometro, ma non sono un cronoman; sono anche “velocino” in volata, ma non sono uno sprinter; il mio forte sarebbero le corse a tappe, ma m’illudo di potermela giocare anche in quelle di un giorno. Così sono venuto al Giro d’Italia anche per scoprire meglio che tipo di corridore sono, e se ho spostato un po’ più in là i miei limiti.

Se c’è stato un giorno sì, quello della vittoria di Gilbert a Vicenza: non facevo fatica. Se c’è stato un giorno così così, forse i primi, in Liguria. Se c’è stato un giorno no, oggi, ma se fosse questo l’unico giorno no di questo Giro, allora mi andrebbe alla grande. Se mi aspettassi di più, dico di no, perché pensavo di venire al Giro per lottare per un posto tra i primi dieci della classifica, e invece adesso sto lottando per un posto tra i primi cinque. Se c’è una cosa che temo, gli imprevisti, e qui ci può essere un imprevisto dietro ogni curva. Se c’è una cosa che mi dà fiducia, allora ce n’è più di una: io, la squadra, i miei compagni.

Con i compagni è sempre un dare e ricevere. Rick Zabel, per esempio: 21 anni, tedesco, figlio di Erik che nel ciclismo ha vinto tantissimo, un giovane corridore di grandi qualità e prospettive. Oggi, stavano cadendo due gocce d’acqua ed eccolo lì, pronto, a porgermi la mantellina, senza che neanche gliel’avessi chiesta. Rick ha la giusta umiltà per imparare i comandamenti di questo mestiere.

Domani la seconda giornata di riposo. Dormire, riposare, staccare. Poi altre sei tappe, di cui tre durissime. Se mantenere il segreto, io punto a quella di Verbania, che è un po’ più facile e che, forse, almeno per me, sia più felice.

Marostica (Vicenza)-Madonna di Campiglio (Trento) di 165 km

Arrivo: 1) Mikel Landa (Astana) in 4.22’35”, 2) Yury Trofimov (Katusha) a 2”, 3) Alberto Contador (Tinkoff-Saxo) a 5”.

Classifica: 1) Alberto Contador (Tinkoff-Saxo), 2) Fabio Aru (Astana) a 2’35”, 3) Andrey Amador (Movistar) a 4’19”.