Il diario del Giro d’Italia: Manuel Bongiorno (diciottesima tappa)

di Marco Pastonesi

Verbania, giovedì 28 maggio 2015

Cento anni fa i bersaglieri-ciclisti. Oggi i corridori-postini. Che per “Libri in Giro” e la Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza scrivono una pagina del diario della corsa

Manuel Bongiorno (Bardiani-Csf)

Signore e signori, Bongiorno. Io, Bongiorno. Francesco (il nome della tradizione: quello del nonno paterno) Manuel (il nome dell’amore: quello voluto dai genitori e con cui tutti mi chiamano) Bongiorno. Oggi: secondo. E quando il primo è il divino Philippe Gilbert, allora il secondo diventa il primo umano. E non si può fingere di essere scontenti o delusi.

Tanto lo sapevo: era una tappa da fuga. Tanto lo volevo: dai e dai, l’ho finalmente centrata. Tanto lo studiava: il Monte Ologno, era lì che dovevo avvantaggiarmi. Tanto lo ottenevo: via in quattro. Tanto ci provavo: allungavo, ma Moinard veniva sempre a stopparmi. Forse avrei potuto tentare sul gran premio della montagna, ma mi sembrava ancora troppo lontano dal traguardo, e c’era ancora un po’ di salita da fare. E tanto, soprattutto, lo temeva: Gilbert. Come è rientrato, così è partito. Come un missile. Abbiamo perso l’attimo. Poi un altro. Poi un altro ancora. E gli attimi sono diventati secondi, e alla fine un minuto. Ma tanto reagivo: solo che Moinard, compagno di Gilbert, frenava, De La Cruz, che voleva vincere, non mi concedeva spazio, Chavanel, a 60 all’ora, ha fatto qualche trenata, però Gilbert ha l’iride sulle maniche, e invece noi le maniche, al massimo, ce le possiamo rimboccare. E tanto m’inventavo: sapendo di essere battuto in volata, mi sono sfilato, Siutsou ha chiuso il buco, siamo rientrati, in quel momento gli altri si sono aperti e io ho tirato diritto. Mancavano due chilometri e mezzo all’arrivo.

Terzo sullo Zoncolan nel Giro 2014 (con spinta – a terra – di uno spettatore poi pentito e disperato), fuggito e poi ripreso quando mancavano quattro chilometri nella tappa di Campitello Matese al Giro 2015, confesso di essere stanco. Così stanco che alla fine delle tappe non riesco neanche ad andare in albergo. Ma non mi arrendo: mancano tre tappe. Nelle due di montagna ritenterò. Chi si rassegna è perduto, anzi, è l’unico che perde.

Si dice che il buongiorno si vede al mattino. Io preferirei vedere il Bongiorno la sera, sul foglio dell’ordine d’arrivo, primo.

Melide (Svizzera)-Verbania di 170 chilometri

Arrivo: 1) Philippe Gilbert (Bmc) in 4.04’14” alla media di 41,763 km/h, 2) Manuel Bongiorno (Bardiani-Csf) a 47”, 3) Sylvain Chavanel (Iam) a 1’01”.

Classifica: 1) Alberto Contador (Tinkoff-Saxo), 2) Mikel Landa (Astana) a 5’15”, 3) Fabio Aru (Astana) a 6’05”.