Giacomo Berlato n. 2, album di figurine

Libri nel Giro 2016. Corridore postino

 

Dorsale 132

Di Marco Pastonesi

 

Ama sentire il vento, ha un bisogno - quasi fisico e certamente morale - di prendere l’aria, predilige le compagnie ristrette, anche se poi sostiene che è sempre meglio essere soli che male accompagnati, soprattutto se chi lo accompagna gli sta sempre dietro e intanto gli succhia la ruota come se fosse un lecca-lecca, preferisce correre in testa che nella pancia (del gruppo, s’intende), gli piace sognare e anche illudersi, chissà quanti film ha già girato con un finale a lieto fine che, finora, non si è mai avverato.

Giacomo Berlato è l’uomo delle fughe. Anni 24, gli ultimi due da professionista, dorsale 132, vittorie in carriera 0, fughe neanche a contarne, a ricordarne, a raccontarne, l’ultima ieri, la prima fuga del Giro d’Italia 2016, cominciata in tre (tre uomini a zonzo: lui, l’olandese Tjallingii e lo spagnolo Fraile, quasi dalla partenza) e finita da solo (lui, a 9,8 km dall’arrivo), tanto da meritarsi il titolo di corridore più combattivo della giornata. Vicentino di Malo (“Libera nos a Malo”, Luigi Meneghello), ciclismo di famiglia (Pietro, fratello, corridore fino agli juniores, ed Elena, sorella, professionista), una vita a due ruota. La prima bici addirittura a due anni, Giacomo che va in giro senza rotelle, a due ruote, anche a una sola, impennando. Prima corsa a Nove e prima vittoria. Per la bici e il ciclismo abbandona gli studi da perito elettricista: come se di elettricità gli bastasse quella naturale delle proprie gambe.

Se le tappe si concludessero – a sorpresa - a 10 km dall’arrivo, se si assegnassero – con un verdetto - ai punti e non per k.o., se il criterio del giudizio – a buon rendere – fosse quello del merito e soprattutto del coraggio, Berlato sarebbe vittorioso e vincente. Perché lui va in fuga nelle corse di un giorno e in quelle di tre settimane, nelle tappe piatte e in quelle mosse, nei giorni chilometrici e in quelli altimetrici, quando è bello e quando fa brutto. Capiterà pure il giorno in cui un passaggio a livello si chiuderà poco prima del sopraggiungere del gruppo, una grandinata ostacolerà e frenerà l’inseguimento a effetto aspirapolvere, le squadre dei velocisti non trovino l’accordo o inciampino nell’ora legale o siano confuse dal black-out delle radioline. E quel giorno Berlato, com’è giusto, finalmente – fuga per la vittoria - arriverà all’arrivo.